Dedicato a tutte le mamme

09.03.2021

Dedico queste parole alla mia adorata mamma e a tutte le madri che con la loro forza e con il loro amore per i propri figli combattono sempre a fianco di loro senza mai arrendersi.

Siamo alla fine degli anni 90', ero adolescente e ricorderò sempre quel periodo per la spensieratezza di quando sei giovane: sogni a occhi aperti per il futuro che non sai come andrà, ma hai anche un senso di ribellione, perché ti sei fatto già una buona corazza per tutte le esperienze negative che inevitabilmente hai vissuto.
Uno dei sensi di maggior inadeguatezza lo si ha proprio vivendo con il diabete di tipo 1 e con gli scompensi che un'età adolescenziale possono creare e di cui io non ne sono stato esente.
Il dolore maggiore è provato dalle madri, che vogliono sempre il meglio per i propri figli anche a scapito della loro stessa vita.
Mia mamma non ha mai smesso di ripetersi di quanto si sente colpevole "di avermi dato questa croce", "farei qualsiasi cosa perché tu guarisca", ma io non ho mai smesso di dirle che non è mai stata colpa sua, che mi ha dato tutto il meglio che un figlio può avere ed è grazie a lei se ora sono qui.
La terapia di quel periodo era fatta di complicati calcoli ed iniezioni di insulina, 5-6 volte al giorno, ma anche di grandi sbalzi glicemici: una vita impossibile per me e per la mia famiglia.
Non riesco a dimenticare una grave crisi ipoglicemica in piena notte, data dall'inadeguatezza della gestione dell'epoca e dalla maggiore leggerezza da ragazzo giovane quale ero.
I miei genitori mi raccontarono che dicevo cose senza senso e che ero caduto dal letto con delle forti convulsioni. In quegli attimi in cui è difficile per chiunque restare calmi e lucidi provarono più volte a verificarmi la glicemia con un prelievo di sangue capillare (il valore che si visualizzava era sempre LO) e a darmi dello zucchero allo scopo di innalzare più velocemente possibile la glicemia, ma ciò non era possibile, perché questo attacco forte provocava i continui morsi della mia lingua che aveva già cominciato a sanguinare.
Così rimaneva il glucagone (è un iperglicemizzante necessario in questi casi) che mio padre riuscì seppur con difficoltà ad iniettarmi.
Alcuni minuti dopo ritornai cosciente e mi svegliai guardando il terrore negli occhi dei miei genitori e chiedendo loro che cosa fosse successo, per quale motivo ero totalmente sudato e con i vestiti fradici e perché avevo la lingua tutta sanguinante.
Andò bene così come altre 3 notti e in cui l'ultima mi svegliai alcune ore dopo in ospedale. Dico che andò ''bene'' perché in questa situazione grave si possono avere dei danni cerebrali irreversibili e il cuore si può fermare per sempre stroncandoti la vita, non importa se sei un bambino o una persona adulta.

Il tempo di fare un grande sospiro e poi subito a riprendere a vivere, (se così si può chiamare), dopo una notte senza dormire e in bilico con le porte aperte per l'aldilà, tutto va avanti normalmente per una famiglia DT1: lavoro, faccende di casa, vita frenetica, scuola, non c'è tempo di pensare a quanto accaduto.

Ritornai subito a scuola e i miei compagni di classe incuriositi mi chiedevano perché avevo quei segni rossi nel collo e perché avevo la lingua con quei solchi profondi (era un dolore forte che mi rimase per un bel po' di giorni, avevo difficoltà anche a parlare e a mangiare).
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Quella fu l'ultima volta che mi capitò un episodio grave del genere grazie a mia mamma che non si arrese e tentò nuove strade per la gestione, esausta di sentirsi dire "suo figlio non si impegna abbastanza, tra meno di 10 anni avrà delle gravi complicanze e diventerà cieco".
Non aveva mai smesso di effettuare ricerche, non si dava mai pace, finché un giorno trovò il contatto di un famoso ricercatore nel campo del Diabete che in quel periodo insegnava all'Università degli studi di Udine, Il Prof. Ceriello, che già da alcuni anni trattava un innovativo dispositivo chiamato microinfusore.
Aveva letto anche su alcune riviste di come aveva migliorato la qualità della vita delle persone con il diabete di tipo 1 e in particolare i ragazzi.
Li conobbi una giovane Dottoressa che si chiamava Roberta Assaloni e sarà la persona che cambiò completamente la mia vita e a cui devo il mio presente.

Il giorno che conobbi il professore Ceriello ero un po' emozionato e mi disse delle belle parole confortanti e che mi dettero molta fiducia.

Ad un certo punto entrò quella giovane Dottoressa, con il suo sorriso, la sua precisone e la grande professionalità. Fui il suo paziente zero.

Quel giorno iniziò un lungo percorso insieme alla mia famiglia che mi ha portato a oggi.

Penso se mia mamma avesse dato retta al nostro pediatra quando gli dava della visionaria: ''Suo figlio non ha niente!'', ma avevo il diabete di tipo 1 e lei lo aveva capito prima di tutti, oppure al diabetologo con cui non riuscivamo a trovare una soluzione, ma venivamo unicamente giudicati: ''Non si impegna abbastanza! Non vuole gestire bene il diabete!'', ma forse quella terapia con il mio fisico e la mia fisiologia non si adattava, perché il tipo di terapia può cambiare radicalmente tra persona e persona e ancora una volta lei riuscì a trovare un nuovo percorso.

Tra madre e figlio c'è un feeling unico ed inimitabile, un rapporto di amore reciproco,

le mamme sono speciali ed il loro sesto senso non si sbaglia mai. 

Grazie mamma di avermi dato tutto questo.

Un grande abbraccio a tutte le mamme che non si arrendono mai.



Claudio Gotti - Udine - Italy 
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