14 Novembre Giornata Mondiale del Diabete

16 Dicembre 1991.
30 anni di DT1.
30 anni fa ero un ragazzino con tanti sogni e il DT1 arrivò nella mia famiglia come un treno in corsa.
Per 25 anni è stato (e anche se in misura minore lo è anche adesso) una guerra quotidiana per mantenere la glicemia in valori che non mi uccidessero, perché a quei tempi la tecnologia non riusciva a darti un sensore, i tipi di insulina e anche le conoscenze tecniche non erano quelle attuali.
Gli sbalzi che molto spesso si sentivano "a sesto senso" potevano provocarti la perdita dei sensi, un attacco epilettico che ti provocava dei tagli sulla lingua o nel peggiore dei casi potevi svegliarti dopo qualche ora in ospedale, oppure..
NON SVEGLIARTI PIU'.
Questo stato orribile non merita nessun genitore di assisterlo, ma purtroppo è così. I propri cari sono dei guerrieri proprio come noi DT1, hanno una forza incredibile di continuare ad andare avanti insieme a noi e a questo male a cui ancora al giorno d'oggi non si conoscono bene le cause e per il quale non è stata trovata ancora una cura definitiva.
Per quei 25 anni ho avuto molte difficoltà non solo fisiche ma molto psicologiche per superare molti momenti della mia vita.
"Continuando così diventerai cieco entro 10 anni e avrai tutte le complicanze di questa malattia" cosi dicevano i diabetologi di allora, quasi a considerarmi un incapace.
Pensavo non ci fosse scampo ed ero già rassegnato. Cercavo di godere quei 10 anni che mi rimanevano, facendo peggiorare ulteriormente le cose.
Alle superiori mi chiamavano l'epilettico (forse anche per i miei sbalzi di umore che mi facevano mostrare così diverso da quello che ero in realtà), termine utilizzato sia da compagni di classe che da alcuni professori ed uno in particolare usava il termine handicappato.
Quanta rabbia ho avuto in corpo!
"Tu non avrai mai una fidanzata"
"Ah ah ah tu non puoi mangiare le torte di compleanno"
"tu non correrai mai con una macchina da corsa"
Queste e molte altre situazioni mi spinsero a pensare di essere diverso e di vergognarmi di quello che avevo.
Ma come si fa a trattare un essere umano in questo modo? Così per farmi accettare dalla società cercavo di non parlare mai della mia malattia, così come la tenevo nascosta il più possibile.. era quasi diventato uno stupido gioco non farmi mai beccare a iniettarmi, misurarmi o cambiare ago al microinfusore.
Mi VERGOGNAVO.
Poi qualcosa è cambiato, ho conosciuto la persona giusta che mi ha accolto con il sorriso e non con il giudizio critico, mi ha dato molto coraggio e mi ha permesso di cominciare lo sport che amavo, uno sport già pericoloso in se, sempre vietato nella maniera più assoluta ad un DT1, il MOTORSPORT, ma l'ho affrontato con la massima serietà e impegno possibile.. i risultati hanno dato ragione sia a quell'angelo custode che ai miei genitori, al medico sportivo e a me. Piano piano ho seguito un percorso per migliorare ogni giorno di più è così ogni giorno andava sempre meglio.. gli alti e bassi ci sono sempre ma in questo modo vedevo e affrontavo tutto in un altro modo, in un modo VINCENTE!
Arrivò Giulia nella mia vita e anche se per un periodo le tenni nascosto la mia malattia, un giorno trovai il coraggio di dirglielo e la accettò. Per lei non cambiò mai nulla e con il nostro amore arrivarono Thomas e Viola, la nostra ragione di vita! Una sera guardai mio figlio mentre giocava con le sue macchinine con quell'innocenza che solo i fanciulli hanno e mi domandai se facevo bene a continuare a nascondere la mia malattia al mondo esterno..in un secondo mi dissi:
"Che esempio sto dando ai miei figli? Gli sto insegnando a nascondermi e a non affrontare i problemi? DA DOMANI SI CAMBIA!"
La maggior parte delle persone rimase stupita su come non se ne fosse mai accorta e come riuscivo dopotutto a vivere una vita normale. Non dimenticherò mai il sorriso che mi fece la mia navigatrice di rally quando glielo dissi a sorpresa proprio durante una gara e lei mi rispose: " perché hai aspettato tutto questo tempo per dirmelo? '' Penso che non lo feci perché avevo paura che non si sarebbe fidata di me, o che da quel momento mi avrebbe visto diversamente''.
Ma da quel giorno la nostra amicizia divenne ancora più profonda ed indissolubile.
Nel 2017 decisi di andare oltre e parlarne apertamente al mondo esterno con l'estrema convinzione che potrebbe essere stato d'aiuto ad altri e così fu, ma non per tutti perché devo dire che alcune persone non si sono rivelate proprio amiche come pensavo e anzi da qualcuno in particolare ricevetti pesanti critiche:
"Non hai la dignità, non è mica una malattia grave"
"Faresti più bella figura a stare in silenzio".
Sono parole che mi hanno fatto molto male, ma mi sento fiero di quello che ho fatto e spero che un giorno i miei figli siano fieri di me. Nella foto il mio ultimo rally da DT1 nel 2017, felice insieme alla mia famiglia (anche se qui non è presente mia figlia).
Da quel giorno in poi sono sempre a tentare di raggiungere il sogno di correre la DAKAR, sogno che non sono riuscito ancora a coronare ma che spero con tutto il cuore un giorno di realizzare, lo devo alle persone che come molti anni fa hanno creduto in me e anche a quelle poche che hanno creduto in questo sogno sostenendomi.
Forza a tutti i DT1 e alle loro famiglie!
14 Novembre 2021 Giornata mondiale del diabete.